Dai saperi ancora frammentari al sapere unitario

« E la psicoanalisi svelando l'unitarietà di tutti gli ambiti dello scibile, è arrivata alla visione unitaria dell'essere »

(Silvia Montefoschi, "L'ultimo tratto di percorso del Pensiero Uno - Escursione nella filosofia del XX secolo", 2006)

sabato 10 novembre 2012

Lo spazio-tempo

Il tempo altro non è che il tempo che occorre all'uno del discorso per interloquire con l'altro del discorso.
Il tempo quindi è ciò che ancora separa l'uno e l'altro della scienza (discorso = logos = scienza).

Lo spazio è lo spazio che separa i due interlocutori ma lo spazio è la stessa cosa del tempo proprio come il tempo che è la stessa cosa dello spazio, infatti ormai i nuovi fisici quantistici non parlano più come in fisica classica di spazio e di tempo ma di spazio-tempo.

E ancora dobbiamo aggiungere che questo spazio-tempo è prodotto dalla curvatura di una massa che attrae i due interlocutori imprigionati più che da una forza di gravità, da un vero e proprio imbuto che gli fa allucinare una realtà che sta solo nel loro pensiero e li fa pensare separati dallo spazio e dal tempo.
E che cos'è questa massa che gli fa allucinare un reale che esiste solo nel loro pensiero?

(Del resto dove potrebbe essere il reale se non nel loro pensiero dato che non esiste altro reale che il pensiero stesso essendo il pensiero tutto ciò che è? Usiamo quindi "allucinare" solo per modo di dire.)

E che cos'è questa massa che gli fa allucinare un reale che esiste solo nel loro pensiero?
E' la massa dello stesso pensiero ed è stata prodotta proprio da loro stessi pensando quanto hanno pensato nel corso della loro storia e che non si è cancellato ma che è rimasto lì da 13, 7 miliardi di anni come memoria del loro passato, tracce menestiche, come una sorta di curriculum.
Cosa hanno fatto i promessi sposi prima di convocare a nozze?
Si sono cercati?
Bene questo spazio e questo tempo che ancora li separa è la memoria della loro storia, la storia  del loro cercarsi nello spazio e nel tempo.
Così rimangono ancora, come in un museo di storia naturale all'aria aperta, le particelle, gli atomi, le stelle, le galassie, le piante, gli animali e la vecchia umanità.
Questa memoria è come un cancro ed è inguaribile: occorre dunque non essendoci altro da fare, che la malattia faccia il suo corso.
Aspettiamo la morte ossia la scomparsa di questa memoria.
Ma rimanendo nella "PRESENZA" beninteso affinche la morte sia solo la morte e non anche la "seconda morte".
In una parola si tratta di salvare la relazione e solo la relazione.
La morte non aspetta che facciamo le valige.
Con sè nel lungo viaggio solo l'ALTRO della RELAZIONE si può portare.

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